Il Judo, ‘Via della cedevolezza’, è una disciplina educativa basata su tecniche corporee che implicano l’apprendimento di esercizi di attacco e difesa (Ju Jitsu) nel rispetto di precise regole di comportamento. Il judo è cedevolezza e flessibilità; è rapidità e destrezza, creatività e autocontrollo; é amicizia e mutua prosperità attraverso il miglior impiego dell’energia meglio espressa in ‘tutti insieme per crescere e progredire”.
ORARI FIUMEFREDDO 2017
Martedì – Giovedì
17,00 – 18,00 > Judo Bambini
18,00 – 19,00 > Judo Ragazzi/Adulti
ORARI GIARRE 2017
Lunedì – Mercoledì – Venerdì
18,00 – 19,00 > Judo bambini (4 anni in sù)
19,00 – 20,00 > Judo ragazzi
20,30 – 21,30 > Judo adulti e difesa personale
INSEGNANTE
M° Francesco Musso
ALLENATORI
Cavallaro Lorenzo c.n. 1° DAN F.I.J.L.K.A.M.
Judo la migliore formazione allo sport
L’UNESCO ha dichiarato lo sport del JUDO la migliore formazione iniziale per bambini e ragazzi dai 4 ai 21 anni e come pratica regolare a qualsiasi età con appropriate limitazioni. Consente una educazione fisica completa, potenziando tutte le proprie possibilità psicomotorie (posizione spaziale, prospettiva, ambidestra, lateralità, lanciare, tirare, spingere, strisciare, saltare, rotolare, cadere, coordinamento comune e indipendente di entrambe le mani e dei piedi, ecc.) e stimola il rapporto con le altre persone, facendo uso del gioco e della lotta come un integratore della motricità e con l’introduzione della tecnica e tattica sportiva poco a poco, oltre alla ricerca di una forma fisica generale ideale.
Il CIO (Comitato Olimpico Internazionale) lo considera uno degli sport più completi e che promuove i valori di amicizia, partecipazione, rispetto e sforzo per migliorare.
Judo “La Via della cedevolezza” sport per tutti, un evento importante per il bambino
La pratica dello sport di ogni disciplina sportiva rappresenta un momento molto importante per il bambino soprattutto se visto come fonte di divertimento e benessere psico-fisico. Oggi più che mai, nelle nostre odierne città claustrofobiche lo sport, rappresenta un impegno significativo per favorire lo sviluppo armonico dell’organismo dei bambini e della coordinazione motoria, con effetti benefici sullo sviluppo psico-fisico e sociale. Lo sport per i nostri bambini (e non solo) rappresenta anche un’ottima occasione per uscire dalle dei luoghi chiusi dove ogni giorno trascorrono assieme a noi gran parte dello loro esistenza molto strutturata.
E’ importante sottolineare che non bisogna mai costringere un bambino a praticare uno sport o decidere per lui lo sport che deve praticare. E’ naturale che un genitore sportivo, in cuor suo, desideri che il proprio figlio si avvii verso la disciplina sportiva che lui ama o ha tanto amato, ma non dobbiamo mai costringerlo a praticare uno sport se non lo desidera. La decisione finale non deve mai by-passare la volontà e i desideri del bambino. La nostra scelta sulla disciplina sportiva da far praticare ai nostri figli deve tenere in considerazione alla personalità del bambino. Sarebbe auspicabile, infatti, uno sport di squadra per ragazzi timidi, introversi, ansiosi e con difficoltà a stabilire rapporti inter umani o anche per quei bambini onnipotenti o leader.
Un bambino molto vivace o aggressivo, invece, dovrebbe essere indirizzato verso un’attività sportiva che comporti un alto dispendio di energie ma che, nello stesso tempo, suggerisca regole da rispettare in gruppo, in modo da finalizzare l’eccessiva esuberanza. In tutti questi casi, fra le tante attività sportive, la disciplina orientale, come il judo è fortemente consigliata, perché favorisce una costante ricerca di equilibrio e di perfezione nei movimenti e grande rispetto di sé e dell’altro.
Judo uno strumento per cambiare il mondo
La mia personale esperienza sul campo, dove ho avuto il piacere di stare insieme a migliaia di bambini e ragazzi negli oltre 40 anni d’insegnamento del Judo, mi porta a credere che esso rappresenti non solo una Disciplina Sportiva adatta a tutti i bambini, ma una filosofia per insegnare a vivere e scoprire se stessi. Posso affermare “che il judo è uno strumento per cambiare il mondo, perché il mondo deve essere cambiato”.
L’uomo – afferma il pediatra Bernardi – ha percorso, da sempre, la strada dell’avidità, dell’idolatria del denaro. Da quando l’umanità ha scelto il vitello d’oro, la parola d’ordine è “badare al sodo”, all’imitazione di padroni e campioni, a far conti, a rafforzare la propria immagine, a guadagnare e a prendere. Il nostro corpo è diventato merce, la nostra mente si è trasformata in un registratore di cassa, il nostro cuore è stato imbavagliato. E il prezzo da pagare è la paura. Abbiamo paura di tutto: della sofferenza, della malattia, della morte, della povertà, della solitudine, del mondo.
Il Maestro Cesare Barioli diceva:
Il cuore è lo spirito, l’anima, il centro di coscienza che può essere seppellito da un’educazione tendenziosa. La mente è un magazzino/strumento che archivia immagini; dovrebbe essere al servizio del cuore, ma in realtà è spesso influenzata dal corpo. Quest’ultimo è una comunità di cellule sotto il controllo del cuore. Nel judo, cuore, mente e corpo si unificano, cioè si concentrano su un principio morale che si sintetizza nel “migliore impiego delle energie”.
Judo, uno strumento per educare
L’idea fondamentale alla base del judo, secondo il suo fondatore Jigoro Kano, è “arrivare a dare incondizionatamente senza nulla in cambio. “Tutti insieme per progredire”. Perché facendo judo si migliora se stessi per essere utile agli altri.
Che cosa significa Judo?
La parola Judo è composta da due ideogrammi che contengono in sé sia un significato etimologico che uno concettuale, filosofico. La parola “JU” è il principio della cedevolezza e trova origine nella filosofia cinese la sua descrizione è: ” La cedevolezza controlla la forza, la dolcezza controlla l’arroganza, la morbidezza è una virtù, la rigidità un difetto; il più debole è aiutato, il forte attaccato.” Il principio della cedevolezza è rappresentato dal salice che flette i suoi rami sotto il peso della neve per evitare che si spezzino come quelli della forte quercia.Quindi, tecnicamente, la cedevolezza non è da intendersi come un completo abbandono, ma un utilizzo intelligente della forza e del movimento dell’altro.
La parola “DO” significa VIA: esso è il concetto stesso della vita, è la strada che un individuo deve percorrere durante lo sviluppo FISICO, MORALE, INTELLETTUALE per il miglioramento personale e della società che lo circonda Kano preferì la parola “DO” a “JUTSU” (Arte) in quanto descriveva bene l’innovazione che il Judo portava rispetto alle altre discipline di combattimento.
Ho trovato in Rete una bellissima Lettera scritta dal Maestro di Judo Franco Degli Espositi e rivolta ai genitori dei suoi allievi. Penso che questa lettera riassuma tutta la bellezza e la profondità di un’attività che è sì uno sport, ma nella pratica molto molto di più. Eccola riportata.
Moltissimi sono convinti che il Judo sia uno sport.
E’ vero: lo è: ci sono le gare, i campionati a tutti i livelli, dalle gare locali alle olimpiadi, ma il Judo non è solo questo. Alcuni credono che sia essenzialmente una tecnica di difesa, uno strumento di autocontrollo fisico e psicologico, insomma un’arma. Il Judo è anche un’arma, ma il suo spirito va ben oltre questo aspetto superficiale. Infatti, chi possiede quest’arma tanto meglio la conosce tanto più è portato a non usarla. Altri credono che il Judo sia un’arte. Certamente a determinati livelli si può creare col proprio corpo qualcosa di piacevole, paragonabile al linguaggio della danza o a quello figurativo esprimendo così fantasia, creatività, sensibilità, personalità. Certamente il Judo è anche arte, ma non solo.
Il Judo è molto di più di tutto questo.
Il Judo è la via per ricondurre l’uomo a se stesso ossia recuperare quelle qualità umane che si sono perdute in questa società, spesso priva di ideali spirituali. Un esempio è l’Umiltà. Occorre accostarsi al Judo senza presunzione, disposti ad essere quello che si è senza arroccarsi dietro maschere di posizioni sociali. Il professore, il dottore, l’operaio sono tutti sullo stesso piano, tutti uomini uniti nello sforzo di migliorare se stessi e gli altri. E poi c’è la Sincerità. Sul tatami non serve fingere, non serve voler sembrare più bravi di un altro, bisogna fare e basta. Fare quello che si può col massimo impegno. Insomma, bisogna essere sinceri con se stessi e saper guardare dentro di sé. Non è certamente facile per un adulto, ma per un bambino sì. Basterà indicargli LA VIA. Si può riuscire anche con gli adulti, se si rendono disponibili a rifiutare qualsiasi rivalità e rancore. Se si aprono ad amare l’altro, il diverso e a non vederlo come un avversario ma un compagno di viaggio.
Il Dojo è il luogo della serenità, dell’amicizia della mutua prosperità, dove tutto questo può realizzarsi. Inoltre, occorre amore per il Judo. Non si fa Judo per essere più forti, per denaro, per imparare a difendersi o per ambizione sociale. Il judo si pratica perché lo si ama. In caso contrario faremo della buona ginnastica, mai del buon Judo.
Il Judo che si insegna ai bambini
Il Judo, fisicamente basato sulla completa efficienza di tutti i gruppi muscolari, necessita, prima che venga iniziata la parte specifica vera e propria, sia per i bambini sia per gli adulti, che il corpo venga messo nelle condizioni ideali per la massima efficienza e, per questo fine, alla base del Judo vi è una preparazione fisica scrupolosa studiata in modo che, attraverso tutta una serie di esercizi graduali, renderà armonicamente efficienti tutti i gruppi muscolari. Ai bambini si presenta il Judo come un gioco, un passatempo, che li tenga occupati e li interessi il più possibile, facendo pensare loro che per alcune azioni possano fare più di quanto in realtà sia vero. Non deve mai prevalere il principio della superiorità degli uni sugli altri, ma uno spirito d’insieme che porti tutti allo stesso livello di bravura. Una funzione importantissima sono i genitori che dovranno collaborare con il Maestro affinchè frequentare e praticare il Judo sia considerato dal bambino un premio per la sua attività scolastica e domestica. Il beneficio sarà allora duplice: si avranno migliori risultati nello studio, saranno più calmi nella vita quotidiana e un maggiore attaccamento alla disciplina del Judo fino a quando si potranno raccogliere benefici educativi e sportivi. Alla fine troveremo degli Uomini che saranno degli ottimi cittadini e persone altruiste.
Questo, in definitiva, è il fine del significato dell’ideogramma JU-DO, così come ce lo ha insegnato il suo fondatore, il Professor Jigoro Kano, JU-DO significa “Via della cedevolezza”, il suo significato e’: “Ogni ostacolo che troviamo sul nostro cammino va rimosso in base alla sua struttura ed al modo nel quale si presenta. Non possiamo conoscere la forza di chi ci si oppone, ma possiamo sentire la direzione e, agevolando la sua strada, lo allontaniamo dalla nostra. Se ti spingono, facilita l’azione tirando, se ti tirano spingi. Questa è la massima che riassume il JUDO. Incanalare le forze ostili nella direzione a cui tendono, seguirle un po’, quindi lasciarle procedere da sole. Questo è il vero JUDO.
“Nella mia vita ho imparato metà dai bambini e metà dal Judo”
Questa è una frase del pediatra Marcello Bernardi, e prosegue dicendo:
Il bello è che ho imparato le stesse cose da entrambe le parti. É vero. Da quando ho iniziato a fare il pediatra, cinquant’anni fa, avrò visto venti, trentamila bambini. Ho cercato di osservarli, di capire la loro realtà, la profondità del loro dolore, la loro benevolenza. Ho visto un bambino rincorrere uno scorpione per accarezzarlo e un altro (era maggio del ’45 in un paesino di rifugiati prima dell’arrivo degli americani) dare del pane ad un cane delle SS addestrato ad uccidere.
I bambini sono leali, sinceri, generosi, non hanno paura, non conoscono la viltà; siamo noi che con la pretesa di “educarli”, insegniamo loro ad aver paura, ad essere vili, a diventare furbi. Dal judo ho appreso la sincerità, l’armonia, la decisione, il coraggio, il rispetto. Pensiamo al senso del colore della cintura: non è un grado, una gerarchia, ma un segnale di rispetto, un avvertimento sulla preparazione di chi la indossa. Di fronte ad una cintura gialla o marrone, so come comportarmi, cosa posso o non posso fare. Il judo insegna la generosità, elimina l’astio, il rancore, l’ansia di vincere.
E’ bello pensare che il Maestro sul Dojo insegna a tutti la stessa cosa, ma in ognuno cerca la cosa che sa fare meglio. E’ la vera arte dell’educazione che solo un vero Maestro sa compiere: tirare dall’allievo il meglio che c’è dentro di sé. Nascono così le tecniche speciali sulle quali il Maestro andrà lavorando, giorno dopo giorno, senza fretta, perché quel judoista possa riconoscere le sue doti e metterle umilmente a servizio di sé e degli altri.
E’ anche molto bello vedere come non c’è bisogno che il Maestro parli troppo sul tatami. Il Maestro per insegnare parla poco, ma fa vedere. Compie dei gesti, mostra come ci si comporta, come si parla, come ci si muove. Mostra rispetto per tutti, anche per l’ultimo arrivato. E’ così che un educatore può incidere sulla crescita e sull’Essere di un bambino, di un ragazzo.
Il bambino prima di tutto, il bambino al centro È questa la grande svolta della pediatria di cui Marcello Bernardi è stato promotore. Quarant’anni fa – raccontava ai genitori, nei convegni e nei sui libri -il bambino era un oggetto. Lo è ancora oggi ma c’è una differenza: è cambiata la collocazione. Prima era un oggetto da tutelare e far crescere uguale agli altri, omologandolo; ora è esattamente la stessa cosa, ma è stato messo su un piedistallo come un feticcio. Il bambino di oggi è uno status symbol: per lui si vogliono i migliori vestiti e le migliori scuole; deve essere il più nutrito, il più bello. Si può essere disposti a dare la vita per lui, ma rimane pur sempre un oggetto. L’idea che sia una persona con diritti più grandi di quelli degli adulti e con doveri irrilevanti (perché ha pochi strumenti a disposizione), non ci sfiora.
I genitori dimenticano troppo spesso di essere solo la “freccia che lancia i propri figli verso case future che neppure in sogno potranno visitare”. Dimenticano che il mestiere del bambino è andare verso il mondo e il loro è aiutarlo ad andarsene.
Il judo potrebbe insegnare anche ai genitori?
Come svolgerlo, allora, questo difficile mestiere? Fare i genitori significa uscire da se stessi per andare verso il figlio. Abbiamo dato vita ad un nuovo essere e dobbiamo essere al suo servizio. In che modo? Il genitore è prima di tutto un modello di cui il bambino ha bisogno, in cui crede ciecamente (gli esperti parlano di “fiducia primaria”). Per il bambino, tutto quello che il genitore fa è sacrosanto, “deve” essere fatto così. Ma sono i comportamenti quotidiani che contano: le nostre amicizie, i nostri gusti, i nostri atteggiamenti educano. Tornando al judo, il pediatra Bernardi dice: “Non ho mai visto un Maestro di judo mettersi in cattedra a emanare leggi e regolamenti. No, vive sul tatami, mostra, fa vedere”
Che ruolo hanno l’obbedienza, le regole? Nessuno.
L’educazione è uno scambio, un modo di esistere, di fare, di affrontare la vita.
La vera scuola non è quella, grottesca, fatta di programmi uguali per tutti e di classificazione, in cui non si va per ricevere, ma per diventare primo della classe. In questo il judo, ma qualunque disciplina sportiva praticata nella sua essenza e purezza, è azione educante, occasione di confronto, mezzo per mettere alla luce le qualità intrinseche di ciascuno senza omologare.
Bernardi, pediatra-judoista, tornava spesso sulla questione delle regole e si arrabbiava dicendo: “Sono uno strumento per convivere civilmente, ma non vedo cosa possano avere a che fare con l’educazione che si vale di ben altri strumenti come l’affetto, il rispetto, la libertà. Questo non vuol dire che le norme vadano escluse, ma che ne vada esclusa l’imposizione, questo sì. Ci sono alcune norme tecniche inevitabili (il bambino non può giocare sul davanzale del balcone all’ottavo piano), ma non educative. L’importante è che non diventino antieducative. Che non costituiscano cioè una minaccia, un ricatto affettivo, un’imposizione e, soprattutto, che non siano troppe o ripetute troppo spesso. Anche di parole ci può essere inflazione: quando sono troppe, non valgono più nulla”.
Il JUDO è:
- Amicizia
- Rispetto
- Autocontrollo
- Disciplina
- Rapidità
- Destrezza
- Creatività
- Coraggio
- Sincerità
- Onore
- Modestia
- Cortesia
M° Francesco Musso